LIBERTÀ DI STAMPA, AMNESTY INTERNATIONAL CITA NELLA SERATA DI VALMADRERA ANCHE CASI ‘LOCALI’

VALMADRERA – Qual è lo stato dell’informazione nel mondo? E la situazione italiana? Se ne è parlato all’Auditorium del Centro Culturale Fatebenefratelli in una conferenza organizzata dal gruppo 211 – Amnesty International di Lecco e patrocinata dalla città di Valmadrera. La serata nasce dalla volontà di condividere con il territorio il dibattito sullo stato dell’informazione proprio a seguito della Giornata Mondiale della Libertà di Stampa appena celebrata il 3 maggio: se la cronaca internazionale denuncia molte violazioni della libertà di stampa e i rischi che corrono i giornalisti per perseguirla – le recenti vicende di Malta o in Turchia ne sono testimoni –, per Amnesty è necessaria anche una riflessione sul ruolo del cittadino come protagonista e fruitore dell’informazione attraverso la tecnologia e i social media.

Risultati immagini per Reporters sans frontièresAd animare il dibattito, moderato da Chiara Vassena di Lecco News, hanno preso parola Paolo Pobbiati (socio di Amnesty ed ex Presidente di Amnesty International Italia), Chiara Zappa, giornalista e scrittrice e Antonella Crippa, cronista lecchese.

Con riferimento alla recente pubblicazione del rapporto annuale di Reporters sans frontières, che riflette un crescendo di odio verso i giornalisti, Pobbiati nota che “se essere un informatore è sempre stato difficile sotto le dittature, oggi anche nelle democrazie si assiste a una crescente ostilità di alcuni gruppi verso la libertà di informazione”. Secondo il Rapporto Rsf, l’Italia è al 46° posto ed è il fanalino di coda in Europa: molti sono ancora i giornalisti minacciati e costretti a vivere sotto varie forme di protezione e “troppo spesso sono lasciati soli dalla società civile”, commenta Pobbiati.

Un tema fondamentale discusso nella serata è infatti il ruolo dei cittadini nel rapporto tra giornalisti e potere, ma anche la faccia opposta del problema, quando l’informazione si mette al servizio di chi comanda. Interessante la testimonianza di Chiara Zappa, esperta di Turchia, uno dei luoghi più critici per la libertà di stampa. “Erdogan si serve di una retorica molto efficace”, spiega la giornalista “che mira a trasformare i giornalisti sotto inchiesta non in persone di cui si violano i diritti, ma in disturbatori dell’ordine pubblico e quindi colpevoli agli occhi dei cittadini”. Questa manipolazione del consenso si avvale di una vasta campagna di acquisizione di testate televisive e cartacee da parte di aziende conniventi con il potere di Erdogan.

Risultati immagini per campagna Amnesty Conta fino a 10

Il dibattito si allarga anche alla propaganda politica, ai social media e alle fake news. La campagna Amnesty Conta fino a 10 ha monitorato la diffusione dell’hate speech nella comunicazione politica delle recenti elezioni italiane: “Nei 23 giorni precedenti il voto sono stati registrati 787 messaggi offensivi, luoghi comuni o insulti di vario genere alle minoranze, attribuibili a candidati politici, 77 dei quali sono stati eletti”, commenta Pobbiati.

E nel confronto sull’informazione c’è anche spazio per la testimonianza di Antonella Crippa, di recente vittima di minacce per il suo lavoro. Oltre alle provocazioni, però, “ci sono tanti modi per intimidire un giornalista”, spiega la cronista “tra i quali le querele temerarie”, delle cause civili che intentano un processo con richiesta di risarcimento danni spropositato, che colpisce duramente gli editori o i freelance e per la quale l’Ue sta prendendo provvedimenti.

In Italia l’Osservatorio Ossigeno per l’Informazione si impegna a documentare le intimidazioni di cui sono vittime i giornalisti italiani.

Lucrezia Lozza

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