PONTE DI ANNONE, INCHIESTA SUL CROLLO VERSO LA CHIUSURA: CI SARANNO ALTRI INDAGATI?

LECCO – Indagini preliminari sulla tragedia del ponte di Annone Brianza agli ultimi atti. Il manufatto crollò sulla Statale 36 il 28 ottobre 2016 al passaggio di un trasporto eccezionale, provocando la morte di Claudio Bertini, 68enne di Civate. L’ultimo vertice in Procura ha confermato l’iscrizione nel registro degli indagati dei tre nomi che già erano noti, ovvero Angelo Valsecchi, ingegnere e dirigente dell’ufficio viabilità della Provincia di Lecco, Andrea Sesana della Provincia di Lecco e Giovanni Salvatore, dirigente dell’Anas.

Vagliata la loro attività, i controlli effettuati sul ponte e i provvedimenti adottati negli ultimi anni, ora la Procura sta valutando la relazione finale del consulente tecnico, il professore Di Prisco del Politecnico di Milano

La relazione del docente parte dall’urto con un mezzo nel 2007: l’Anas aveva escluso il transito di trasporti eccezionali nella comunicazione inviata alla Provincia su sollecitazione di quest’ultima. Di Prisco indica come prima causa del crollo del cavalcavia “l’uso improprio dello stesso, determinando una situazione di carico priva dei consueti coefficienti, usualmente superiore a due”. Dal dossier emergono così precise responsabilità e il coinvolgimento di altre persone, oltre ai tre soggetti già iscritti nel registro degli indagati. “La prima responsabilità – si legge nella perizia del consulente della Procura – è della Provincia di Lecco, che in qualità di ente gestore della viabilità avrebbe dovuto apporre un cartello per limitare la portata massima a 44 tonnellate, escludendo trasporti eccezionali di massa, il che avrebbe consentito al cavalcavia di non subire deterioramenti nel tempo”.

“Tale limitazione – conclude l’ingegner Prisco – sarebbe risultata in accordo con i carichi di progetto, sebbene l’errore progettuale iniziale, riscontrabile analizzando la relazione di calcolo, avrebbe dovuto invitare la Provincia di Lecco, proprietaria della struttura, a verificare lo stato di fatto delle armature o ricollaudare il cavalcavia per valutare la capacità portante in esercizio”.

A questo punto sono attesi i prossimi passi della Procura, nei confronti dei tre indagati ma soprattutto di eventuali altre persone a conoscenza dei fatti.

RedCro

 

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