TELERISCALDAMENTO, I CONSIGLIERI INFORMATI SCUOTONO LEGAMBIENTE “NON SIA FOGLIA DI FICO”

Abbiamo letto con un certo apprezzamento l’ultimo comunicato del Coordinamento Provinciale Lecchese dei Circoli di Legambiente in cui in sostanza si dubita della “operazione Teleriscaldamento” giudicandola quantomeno vaga e “chiedendo dunque a Silea urgentemente un chiarimento preciso e trasparente circa le modalità di valutazione dei progetti”.

Noi naturalmente non arriviamo a ritenere questo pronunciamento direttamente derivante dall’appello pubblico che, a circa metà maggio, avevamo espressamente indirizzato anche a Legambiente su questi temi, ma prendiamo atto che qualcosa, e giustamente, si sta muovendo anche all’interno dell’arcinota associazione.
Sono infatti di pubblica evidenza i loro dubbi di congruità ed applicabilità di effettive fonti d’alimentazione “pulite” al Teleriscaldamento , che dovrebbero subentrare in alternativa (ma quando poi realmente?) alla combustione di rifiuti del “termovalorizzatore” di Valmadrera.

Quello che vorremmo con spirito costruttivo ribadire ancora a Legambiente, come a tutti, è la non fondatezza, rilevabile già da tempo, delle presunte motivazioni migliorative ambientali addotte a giustificazione dell’operazione, riconducibili specialmente alle prospettate possibili fonti d’alimentazione “alternative virtuose”.
In particolare la combustione di bio masse – perché sono comunque inquinanti a vari livelli (solo il ricorso ad un escamotage legislativo ha potuto annullare il calcolo della enorme quantità di CO2 climalterante  prodotta) – e il solare termico/pompe di calore perché funzionanti a basse temperature e per piccoli agglomerati di prossimità rispetto a quelle invece ad alte temperature prodotte dalla combustione di rifiuti, peraltro centralizzata e utilizzabile su vasta scala. Quindi i due tipi d’impianto sono strutturalmente non intercambiabili tra loro, per chi si volesse effettivamente porre il problema di un progressivo subentro virtuoso.

In altri termini, quello che si sta facendo ormai largo anche nella pubblica opinione è che, parafrasando anche significativi articoli di merito richiamati in precedenti nostri interventi pubblici, la mistificazione del linguaggio (fonte rinnovabili – tra cui è anche inclusa la combustione di biomasse) sia usata per attribuire una valenza positiva e “naturale” a questo tipo di impianti in modo da poterli ascrivere strumentalmente alla cosiddetta “Green economy” e quindi sotto l’ombrello “protettivo” dell’ecologia.

E questo i soci di Legambiente lo dovrebbero sapere.
Quindi ben venga l’intensificarsi dei dubbi ma sarebbe ancor più auspicabile da parte loro, stante quanto sopra argomentato, una netta sconfessione del progetto di Teleriscaldamento anche e soprattutto in ragione di modelli alternativi , già praticati con successo in altri territori, realmente virtuosi perché escludenti combustioni distruttive ed inquinamento.
Non si può inneggiare, come molti fanno, ai “fridays for future” se poi, in presenza di reali e oggettive alternative, peraltro applicabili in tempi brevi, azzeranti massicce emissione di C02 si fornisce il fianco al prolungarsi di incenerimento e combustioni varie, perlomeno ancora per molti anni.

Del resto già nell’ultimo nostro contributo pubblico affermavamo apertamente che se fossero mancate risposte chiare e comprensibili da parte del Presidente di Silea (ed annessi esperti) ad alcuni espliciti interrogativi sulla congruità e reale virtuosità delle fonti alternative per il futuro Teleriscaldamento, avremmo ritenuto confermata la fondatezza delle nostre ultra preoccupazioni.
E di risposte, ne pubbliche ne private, non ce ne sono state: che i cittadini quindi ne prendano atto!

Come del resto toccherà ad Alessandro Ghioni tener fede alle sue perentorie affermazioni pubbliche sul progetto di Teleriscaldamento, divulgate come presidente di Legambiente appena prima della sua nomina a consigliere del nuovo cda di Silea e letteralmente: “Questa infrastruttura energetica deve anch’essa sapere guardare al futuro e i progetti che verranno presentati nelle proposte di finanza dovranno essere in grado di dimostrare, a partire dalla geometria e dal dimensionamento, di essere in grado di svincolarsi dalla termocombustione di rifiuti o da qualsiasi altro combustibile fossile non appena il forno verrà spento. Se ciò non avverrà dovrà essere immediatamente revocata la concessione allo sfruttamento del sottosuolo”.

E nascondersi dietro le distinzioni di facciata tra fonti fossili, rinnovabili o quant’altro, alla luce delle documentate argomentazioni sopracitate, darebbe ancora più forza alle diffuse dicerie secondo cui questa nomina costituirebbe soprattutto una strumentale foglia di fico “ambientalista” per Silea ed annessi. Ci auguriamo che non sia così.

A tutti far la propria parte per bloccare, senza se e senza ma, questo anacronistico progetto!

I sottoscritti aderenti al Comitato Lecchese Acqua Pubblica e Beni Comuni e alla Rete Consiglieri Informati :
Bosisio Germano, Dal Lago Aldo, Dell’Oro Paolo, Krassowski Salvatore, Rinaldi Tiziana, Venini Enzo

 

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