VALMADRERA, RUSCONI: “50 ANNI DI GRATITUDINE A DON EUGENIO”

VALMADRERA – Il sindaco di Valmadrera, Antonio Rusconi, ha pubblicato sull’informatore parrocchiale un articolo relativo al cinquantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale di don Eugenio Dalla Libera che coincide con l’anno del 50 della Polisportiva Valmadrera da lui fondata.

“Molti accostano il mio legame di amicizia e gratitudine a Don Eugenio Dalla Libera alla fondazione della Polisportiva Valmadrera: eppure la Polisportiva fu in un certo senso la conseguenza di un progetto, uno strumento, non il fine – dice Rusconi – Da una famiglia di origine veneta, giunse nell’estate del ’73 a sostituire un coadiutore dell’autorevolezza di don Luigi e la prima immagine di riconoscenza è quella dei suoi genitori Giovanni e Rita, instancabili nel tenere pulito e aperto l’oratorio tutto il pomeriggio. Subito in quella estate ci furono con lui l’oratorio feriale che mi vedeva come studente-educatore (chi non ricorda il ritornello ‘caffè/olè’…), il secondo campeggio riservato a ragazzi e adolescenti (dopo Mazzin, Ceresole Reale), l’inizio dell’anno oratoriano dove ai ‘ragazzi’ attuali del 1964, io e Beppe Silveri cercavamo di fare da educatori”.

“Da subito Don Eugenio trasmetteva, soprattutto ai più giovani, l’idea di una fede vissuta con entusiasmo – prosegue il sindaco -, che era bello essere sacerdote, che l’oratorio doveva essere un luogo accogliente, dove si potessero avvicinare anche i ragazzi ‘lontani’: in questa direzione l’anno dopo, la Polisportiva ne divenne lo strumento. Esisteva già una società di calcio in oratorio, la Virtus Valmadrera, ma solo per i ragazzi dai 16 anni in su ed erano una minoranza gli atleti di Valmadrera: la sua idea era, per i ragazzi delle medie, far diventare il gioco un mezzo per vivere completamente l’oratorio. Il primo nome della società fu GS Oratorio Valmadrera, che nel 1978 diventerà definitivamente, dopo l’arrivo del basket e del tennistavolo, Polisportiva. Presidente fu nominato Dorino Butti, dirigenti, tra gli altri, Gaspare Fusi, Amatore Butti, Luigi Rusconi (genitori dei ragazzi), Giambattista Villa e Giovanni Gerosa con Antonio Rusconi, allenatore, che ‘innamorato’ dell’Olanda di Cruijff, defraudata del Mondiale 1974, scelse le maglie arancioni che tuttora ‘colorano’ la Polisportiva”.

“Una caratteristica particolare per quei tempi era che il gruppo squadra diventava anche ‘gruppo catechismo’ la domenica pomeriggio nel sottoscala dove si proiettavano i film. Nell’anno del 50° della Polisportiva – scrive Rusconi – non posso dimenticare come la storia di questa società che oggi conta più di 500 atleti e 150 tra allenatori e dirigenti, nasce dall’entusiasmo e dalla passione di quel giovane prete: il seme ha dato molto frutto, ma occorre non dimenticare le radici non solo sulla maglia di quella squadra nata nel sottoscala. Tra le altre iniziative che caratterizzarono l’impegno dei primi anni di don Eugenio a Valmadrera, le vacanze adolescenti, la costituzione del Consiglio del Centro Giovanile, dove ci si confrontava con OSA, Centro di Promozione Sociale, Banda, TVC ecc… sull’organizzazione e sui problemi dell’oratorio”.

“Aveva come caratteristica l’umiltà e il sorriso, portando in mezzo a ragazzi e giovani la gioia di una fede vissuta in pienezza, accettando anche difficoltà e critiche per il bene delle scelte della comunità parrocchiale, come quando nel 1978 smantellò la sala giochi del bar per ospitare l’officina meccanica del 1° corso del CFP Aldo Moro o, durante la malattia di don Giulio Parmigiani, si prese in carico la situazione economica e organizzativa della parrocchia con l’aiuto in oratorio di don Giovanni Rigamonti dal Collegio Volta. Vanno poi ricordati (altri tempi…) gli incontri per i giovani di allora per la formazione sociale, con amministratori, responsabili di strutture per le fragilità, il volontariato degli adolescenti con gli anziani in Opera Pia, l’ospitare in oratorio nel 1981, come cofondatore l’Associazione Genitori e Amici degli Handicappati perché i giovani dovevano essere dalla parte di chi non aveva voce”.

“Poi don Eugenio lasciava la libertà di impegnarsi in politica, nell’amministrazione pubblica, nel sociale: l’importante era formarsi e credere che ognuno di noi poteva concorrere al bene comune del proprio paese. Quante cose non dette, che altri scriveranno meglio, quanto sostegno umano a tanti suoi ragazzi che hanno preso strade diverse, quanta gratitudine. Ma don Eugenio, penso, con il solito sorriso che cinquant’anni dopo accompagna i capelli bianchi, direbbe quanto è scritto nel Vangelo di Luca (17,5): ‘Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevano fare’“, conclude Rusconi.

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