UDITO E DECLINO COGNITIVO SONO LEGATI, LO DICE LA SCIENZA

Quanto è importante l’udito per la salute generale del proprio corpo? La risposta è fondamentale. Secondo un recente studio effettuato alla John Hopkins University, si stima che fino all’8% dei casi di demenza potrebbe essere prevenuto rallentando, o addirittura fermando, la perdita dell’udito.

È importante, quindi, intervenire fin dal primo campanello d’allarme.

Per constatare la presenza effettiva di un calo uditivo è necessaria la visita di un medico specialista così da avere la visione completa della situazione: sarà lui a consigliare o meno il supporto di un apparecchio acustico.

Si tratta di una problematica la cui percezione è cambiata molto con gli anni, anche se non si è ancora evoluta del tutto. Non è raro trovare persone ancorate all’idea di un legame esclusivo con l’età, convinte che non possa toccare i più giovani.

In realtà non è così, anzi, prevenire in tempo il calo uditivo può diminuire la probabilità di disturbi cognitivi in futuro.

Fra l’altro, se fino a qualche anno fa era difficile recapitare un centro specializzato nella realizzazione di apparecchi acustici, oggi (visto anche il numero crescente di persone che ne necessitano) si sono espansi in modo esponenziale.

Per esempio, i centri acustici Udiamo hanno sedi in quasi tutta l’Emilia Romagna e non sono solo specializzati nella progettazione di questi impianti, ma sono in grado di accompagnare il paziente in tutto il percorso: dall’analisi uditiva, fino alla completa riabilitazione.

Inoltre, secondo un’ulteriore ricerca territoriale, le regioni meridionali sono le più colpite dai deficit uditivi rispetto al Nord, dove comunque l’Emilia Romagna occupa uno dei posti più alti.

 

Il rapporto tra udito e declino cognitivo

Nell’ultimo decennio si è scoperto che il danneggiamento uditivo può portare non solo problemi fisici, come la mancanza di equilibrio, o psicofisici come la depressione e tutte le conseguenze legate ad essa, ma anche cognitivi.

Diversi studi di risonanza magnetica funzionale hanno messo in evidenza che la perdita dell’udito rallenta alcune aree del cervello, dimostrando un legame di causa ed effetto fra il deficit sensoriale e, per esempio, la demenza.

Su questa base si è notato quanto l’utilizzo di apparecchi acustici, in casi di calo uditivo lieve o medio, sia in grado di migliorare le funzioni mnemoniche e di avviare una ricostruzione delle vie uditive danneggiate.

Quali sono i campanelli d’allarme della perdita uditiva

Per prevenire danni permanenti e riuscire ad intervenire in tempo sul calo dell’udito è importante fare attenzione a determinati campanelli d’allarme.

Trattandosi di un processo generalmente lento e progressivo capita molto spesso che i pazienti sottovalutino e trascurino i primi sintomi, con il rischio che peggiorino fino a diventare invalidanti.

Alcuni aspetti su cui porre maggiore cura possono essere individuati anche in contesti di vita quotidiana.

Per esempio, alzare troppo il volume della televisione quando non è necessario o non sentire bene le conversazioni telefoniche possono essere i primi due segnali che l’udito si sta danneggiando.

Altre avvisaglie importanti sono la difficoltà di seguire i discorsi quando più persone parlano contemporaneamente in un luogo pubblico, la sensazione di avere un ronzio costante e i suoni ovattati.

 

Come prevenire e tenere sotto controllo il calo uditivo

La prevenzione, come in tutte le branche della medicina, è fondamentale per poter evitare danni permanenti e individuare per tempo una problematica prima che diventi più grave.

Molte persone, però, sono ancora scettiche nei controlli uditivi: infatti se è comune far controllare la vista nel momento in cui comincia a diminuire, quando i segnali intaccano l’orecchio e la percezione dei suoni non è così scontato.

A riguardo si è espressa anche l’OMS che prevede come, di questo passo, entro il 2050 il 10% della popolazione soffrirà di perdite uditive.

Uno dei pensieri più diffusi è quello di sottoporsi a controlli solo nel momento in cui il disagio diventa invalidante, inoltre è radicata l’idea che il calo uditivo sia collegato esclusivamente all’avanzare dell’età.

Non solo non è così, in quanto esistono molti fattori che incidono sulla qualità uditiva anche nei più giovani, ma in questo modo aumenta esponenzialmente la probabilità di un danno grave nel tempo.

Sarebbe necessario sottoporsi a screening non appena sorgono i primi sintomi, così da identificare il prima possibile l’entità del problema e correggerlo gradualmente.

 

 

 

 

 

 

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